
Coltivare, dal latino colere (dalla cui radice anche colonia, culto, cultura…) indica l’azione del lavorare la terra per raccogliere frutti, ma ci offre indicazioni anche su come questa azione si caratterizza. È un’azione costante e diversificata in relazione ai tempi e ai bisogni (il “colono” vive nel campo), attenta e rispettosa, quasi reverenziale
Bellezza: fenomeno che colpisce i sensi e provoca un sentimento sincero e libero di ammirazione e di piacere. Si può manifestare in natura (un paesaggio, un’alba, il cielo stellato….), nelle relazioni umane (un sentimento che si manifesta attraverso segni percepibili: uno sguardo, un gesto,un sorriso…..), nelle produzioni umane (un bel manufatto, un’opera d’arte…)
Alimentare: dare nutrimento per far crescere
Cittadinanza: rapporto tra individuo e società, inteso come partecipazione attiva del soggetto alla sfera pubblica
Da queste stringatissime definizioni si possono far scaturire pagine e pagine di riflessioni e tante ipotesi di progetti, capaci di saldare insieme percorsi educativi e/o di cittadinanza, la dimensione etica con quella politica, l’attenzione ai temi dell’ambiente con quelli dello sviluppo locale….
Mi preme sottolineare alcuni aspetti
Coltivare non è unicamente il “piacere di fare” ma presuppone che ci siano dei frutti tangibili da raccogliere, così come la “bellezza” non è un’entità astratta, ma “incarnata”. D’altra parte per “coltivare” occorre uno sviluppo competente di consapevolezza: non basta offrire uno strumento (vedi le “vie del …bello” ) se non cresce insieme la capacità di sapersene appropriare
Tenere congiunte le diverse manifestazioni della bellezza (natura, relazioni, manufatti) in una sorta di “sistema del bello” può favorire l’attivazione e la realizzazione di progetti che non solo facciano crescere la consapevolezza e la competenza soggettiva, ma per questa via rendano “più bella” la realtà circostante
La cittadinanza si esprime per autonoma competenza dei “cittadini” ma si alimenta in uno scambio fecondo con i luoghi del potere politico ed istituzionale: occorre che ci siano procedure che facilitano il confronto e la reciprocità
Ho lavorato molto su questi temi, ai quali ho cercato anche di far riferimento durante la mia stagione di sindaco di Vicchio, ad esempio con l’allestimento museale della Casa di Giotto e il suo laboratorio del colore, teso a costruire un polo di educazione al bello rivolto al turismo scolastico e di incontro tra esperienze, linguaggi, generazioni.
Mi piace riprenderli e socializzarli, perchè possano servire ad altri in questa fase di dibattito politico e di programmi per le elezioni amministrative e perchè siano per me stessa stimolo di nuova progettualità.
