LA MIA LUCE NON MI FA PAURA

catalessi

Il percorso in PNL che ho intrapreso un anno fa con Lapo e Stefania mi ha dato tanto: ha arricchito la mia professionalità, consentendomi di affinare e integrare tante competenze che già avevo maturato nel tempo, mi ha consegnato tecniche e strumenti utili per migliorare la mia vita quotidiana e aiutare altri, mi ha regalato momenti di gioia e di allegria condivisa, mi ha consentito di incontrare persone e stringere relazioni autentiche, che hanno un grande valore in sé, indipendentemente da quanto potranno durare nel tempo…

Soprattutto mi ha insegnato che non devo aver paura della mia luce!

“Si, ebbene, si! Così, proprio così!” sono le parole che continuano a risuonare dentro di me con voce sincera e appassionata: hanno un timbro maschile o femminile, variano di volume e di intensità, si riferiscono ad esperienze che avrei ritenuto impossibili o mi incoraggiano a muovermi per raggiungere risultati desiderati ed ambiti; sempre mi incitano a osare di tirare fuori e manifestare quella energia e quel potenziale che già sono dentro di me.

Questo è il grande valore simbolico che va ben oltre l’esperienza in se stessa “impossibile” che ho vissuto con il corpo in catalessi, dritto come una tavoletta tra due sedie che lo sostenevano solo alle estremità.

Ero in uno stato di trance non molto profonda: ricordo benissimo la voce di Lapo che mi dava le istruzioni “Entra dentro di te….rilassati…senti il tuo corpo che diventa come l’acciaio…e ora, mantenendo questa sensazione, sentilo come se dei palloncini lo sollevassero…” e quella di Stefania che mi sottolineava i passaggi con suoni onomatopeici, mi incitava con il suo “Bene, così!” Intanto io percepivo con chiarezza i cambiamenti nel mio corpo: il compattarsi dei muscoli che allargava lo spazio tra la pelle e gli abiti, la lieve sollecitazione della mano di Lapo che muoveva verso l’alto la mia cintura, il farsi leggero delle mani che si staccavano dalla pancia, lo sfilare della sedia… forse si è affacciato alla mia mente anche un sorriso autoironico quando ho sentito che la rotondità adiposa della mia natica era di freno al bordo ricurvo della sedia; ma sapevo che “la cosa impossibile” era lì, si poteva fare…e che non sarei caduta!

Per questo quando poi mi sono alzata ho stretto Lapo in un abbraccio commosso, pieno di gioia e di gratitudine…anche per me stessa. Avevo saputo dar seguito al mio entusiasmo, quella voce di dentro che alla richiesta di chi voleva fare l’esperienza mi aveva fatto letteralmente saltare sulla sedia, alzando tutt’e due le braccia mentre affermavo risoluta “IO!”

Ricordo la frase di Eraclito che avevo inviato a Stefania all’inizio di questo percorso “chi non spera non troverà l’insperato: non v’è ricerca che vi conduca, né via”. Sabato scorso ho toccato l’insperato, che non sapevo cos’era: il coraggio di allargare le ali del desiderio ed esprimere un lampo della mia luce.
Lo so che con la luce prendono corpo le ombre; ma so anche che è nel dialogo tra luce ed ombre che si movimenta e acquista spessore la vita.

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