E con questa frase lapidaria sono stata tacitata, costretta a prendere atto che esistono ancora paesi e sistemi di relazioni dove l‘accoglienza non è un optional e se la sera vai a bere un bicchiere di vino e a mangiare un tagliere di affettati e formaggi, ci sta che te li gusti in compagnia…e che poi tu non debba nemmeno pagare il conto!
Ho scoperto Vecchiano di recente, grazie ad un incarico di formazione per il Comune. Avevo una vaga idea che si trovasse tra Pisa e Viareggio, senza riuscire a collocarlo sulla cartina geografica.
Non è una realtà fuori dal tempo, anche se il silenzio e l’atmosfera della piazza sonnacchiosa mi portano in una dimensione surreale. Mi raccontano infatti che nella fascia lungo la pineta il mercato della droga dilaga, la prostituzione e la micro criminalità d’inverno s’impossessano di aree intere, le difficoltà di dialogo e di rapporto tra generazioni sono le stesse delle grandi città…
Trovare un posto dove cenare, in una sera fredda e piovosa, se non hai la macchina può apparire un’impresa. Non ho visto l’insegna dell’unica trattoria, non mi andava la pizza a taglio e allora, seguendo l’indicazione che mi avevano dato nel pomeriggio, ho girato l’angolo, sono entrata nell’enoteca di Marco e mi sono sentita subito a mio agio, anche se ero nuova del posto e c’erano pochi avventori.
È trascorsa piacevolmente quasi un’ora, mentre fuori la pioggia cadeva sempre più battente ed io scoprivo che Marco aveva la metà dei miei anni, che siamo nati entrambi d’aprile, io il 13 e lui il 17, che era contento dell’attività intrapresa, perchè gli consentiva di ritrovare le sue radici di paese -che aveva lasciato ragazzo per l’avventura del calcio professionista. Aveva cominciato con un piccolissimo spazio di vendita di vino sfuso e da poco aveva aperto questo più ampio che gli dava il piacere di offrire- con un bicchiere di buon vino- uno luogo accogliente dove potersi incontrare, indipendentemente dall’età.
Poche parole, ma abbastanza da scoprirci in sintonia: persone che privilegiano i valori dell’incontro, della relazione, dell‘appartenenza ad un luogo ed a una comunità rispetto ad altri beni materiali.
La settimana successiva non ho avuto esitazioni sulla scelta del luogo per mangiare qualcosa all’ora di cena.
Questa volta c’era più gente. Mi sono seduta in mezzo a loro, senza sentirmi estranea, ma al tempo stessa osservatrice partecipe. Quando mi hanno portato il bicchiere di vino un signore ha detto “Il vino l’offro io” e, alle mie resistenze, “Così lo berrà alla nostra salute!”
Dopo ho scoperto che mi aveva offerto anche il tagliere di affettati e formaggi.
Mi dispiaceva non poterlo ringraziare, ma non lo vedevo più nei paraggi. Poi è velocemente ricomparso e a me che dicevo che non c’era motivo di tanta gentilezza ha risposto “A Vecchiano siamo così!”
Bella Vecchiano, nel tempo e fuori dal tempo. Non solo per il suo arenile, la pineta, la parete di roccia, il Serchio; ma perchè c’è chi sa ricreare luoghi dove ancora si offre da bere ad una matura signora sconosciuta, senza un motivo preciso, ma perchè “A Vecchiano si fa così”
Mi piace!!! Ho avuto il piacere, l’onore ed il privilegio di conoscere (per corrispondenza) il compianto Antonio Tabucchi e grazie a questa corrispondenza possiedo molti suoi libri con dedica autografa!!!
Senza voler togliere poesia a questa pagina e ai Vecchianesi mi piace puntualizzare che a Vecchiano esiste anche Marco e la signorina è stata fortunata ad incontrarlo… bastava entrasse altrove e la storia sarebbe stata un’altra… ma in fondo il bello è proprio questo!!
Complimenti, una bella descizione introspettiva di Vecchiano. 🙂