BALENA AZZURRA A PORTNEUF

balena mia

Quel lungo crepuscolo in cui incontrai la balena azzurra è lontano nel tempo, ma torna presente se cerco dentro di me lo stato di una grande forza tranquilla.
Coordinavo un gruppo di “avventurosi viaggiatori” alla scoperta del Quebec e delle sue meraviglie naturalistiche.
Il giorno precedente avevamo attraversato l’estuario del San Lorenzo da Trois Pistoles a Escoumins. Una traversata di ore, pur se a bordo di un moderno traghetto. In quel tratto il San Lorenzo infatti si allarga all’abbraccio del mare e rende possibili presenze e incontri straordinari per la mescolanza delle acque dolci e salate.
Doveva essere una lunga e tranquilla tappa di trasferimento. Si trasformò nella più difficile del viaggio. Gli incidenti e i disguidi che avevano segnato la giornata culminarono con la perdita del contatto con una delle auto, a bordo della quale non c’era nessuno che conosceva l’indirizzo esatto della gite dove avevamo prenotato per la notte. Quando finalmente il gruppo si ricompattò la tensione, la stanchezza e l’irritabilità erano alle stelle. Tutti pronti ad incolpare gli altri per il malessere vissuto.
Approfittai del fatto che era prevista una sosta di due giorni dedicata ad escursioni a scelta per sbrigare una serie di formalità. Un’opportunità per regalarmi una giornata di silenzio e cura di me: il bucato, una camminata a piedi nel bosco, la raccolta dei mirtilli, due chiacchiere per conoscere un po’ più da vicino la realtà del piccolo centro e scoprire una meraviglia naturalistica sconosciuta ai più, il banco di Portneuf “fragile et précieux comme la liberté”, come recitava il piccolo opuscolo per visitatori.
Il giorno successivo ci aspettava uno degli eventi più attesi: l’escursione in battello da Tadoussac, località turistica famosa per essere la base per vedere da vicino le balene, che nel mese di luglio pascolano numerose in quella zona. Da brava coordinatrice mi ero documentata sugli orari e avevo prenotato i biglietti.
La proposta arrivò nel pomeriggio inoltrato: “Il nostro amico capitano esce al tramonto per portare una famiglia di turisti sul fiume a cercare la balena. C’è posto. Volete andare con lui?”
Avevamo conosciuto il capitano la mattina e – .da non credere! – era di poche parole e aveva una gamba di legno, proprio come il mitico Capitano Acab.
Accettai senza pensarci su, come la mia amica Titta, che come me si era regalata una giornata di sosta.
Di lì a poco eravamo sul piccolo imbarcadero dove ci aspettava non un battello, ma un grosso gommone piatto, con il quale, se avessimo avvistato la balena, sarebbe stato possibile avvicinarci senza paura di colpi allo scafo.
Indossammo i vistosi giubbotti salvagente gialli ed iniziò il lento perigrinare avanti e indietro (così mi pareva) sulle acque calme del San Lorenzo, mentre la luce piano piano diminuiva e l’aria si tingeva di rosa.
Il capitano scrutava l’orizzonte e i segni della sonda che gli indicava i movimenti sottomarini.
“La balena è imprevedibile- ci diceva- Non si muove verso una direzione precisa, ma va seguendo il cibo e i richiami che sa lei. Ora nuota a dritto, poi vira a destra o a sinistra, si immerge e sembra andare verso costa…e la vediamo riemergere al largo. Nessuno sa, quando scende, quanto a lungo resterà sottacqua. Ogni volta che usciamo per cercarla è un’avventura a sé e anche questa sera non sappiamo se potremo vederla e soprattutto avvicinarla!”
Quella fu una uscita particolarmente felice.
Più volte l’avevamo avvistata a distanza e il capitano aveva fatto manovra.
All’improvviso: “Eccola!”
Vicinissima a noi, scorgevo i segni sulla pelle della sua schiena che lentissima si incurvava. Il tempo era rallentato. Ricordo questa curva sinuosa che scorrreva scorreva scorreva…poi sprofondò dentro le acque ormai scure. Dove era passata non l’onda, ma un’acqua piatta, quasi immota se non per un pizzo bianco al bordo del velluto.
Nessuno scossone, nessuno squilibrio a bordo del gommone.
Una grande pace piena di meraviglia.
Il ritorno fu nel silenzio. I bimbi della famiglia canadese si erano addormentati, noi grandi non avevamo parole per commentare l’incontro.
Aspettammo a lungo vicino a riva, ondeggiando sul San Lorenzo, che la marea ci consentisse di attraccare.
Giganteschi camion pieni di luci intermittenti scorrevano sulla strada davanti a noi, simboli della potenza tecnologica. Noi fermi, affidati alla forza della natura che, al momento giusto, ci avrebbe accompagnati oltre il banco di sabbia “fragile e prezioso come la libertà”.
Ritornare a quell’incontro, a quel lungo crepuscolo, ancora oggi mi consente di accedere a quella forza, di sperimentare la pace dell’affidarsi, di sentirmi parte di quella pace, di quella forza…e di cercare di trasmetterla a chi oggi ne ha bisogno.

MarinaPortneuf_06-07-14

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