– Si. Ho vissuto una stagione felice, la primavera del 74
– Ma che sarà mai successo di così entusiasmante in quella primavera cosi lontana?
– Tutto. Sai quando si muove una pedina e tutto cambia?
Così avvenne allora: dopo tanta attesa e tanto allenamento presi il volo…e il mondo non fu più lo stesso.
Non ero più tanto giovane nella primavera del 74 e finalmente avevo trovato una casa tutta per me, non da condividere con altre o dove farmi ospitare per una notte.
E che casa!
Sui tetti di Borgo Pinti, faticosa da conquistare dopo oltre 90 scalini, con i pavimenti di mattone sconnessi in più punti, i fili dell’impianto elettrico che dovevano essere ancora quelli che avevano sostituito le candele…ma in fondo si apriva l’altana. Un grande spazio intimo e aperto da dove guardare il cielo in costante cambiamento, misurarsi con la cupola, enorme presenza materna che mi accoglieva ad ogni rientro, così diversa da come si mostrava dalla strada o dal pieno delle piazze.
Uno spazio magico dove sognare ad occhi aperti, organizzare cene al chiaro di luna, asciugarsi i capelli al sole anche in pieno inverno.
Ricordo bene il colpo di fortuna.
Avevo messo un’inserzione sul quotidiano “La Nazione” – Giovane insegnante referenziata cerca piccolo appartamento centrale semicentrale-
Risposero in tre: un vedovo depresso che viveva con due figli in una casa buia in Ponte alle Mosse e sperava di trovare nell’”insegnante referenziata” una sostituta della madre per l’educazione dei figli, una distinta signora borghese in via Masaccio che affittava una camera con bagno – ingresso indipendente- attigua al suo appartamento e i miei “padroni di casa” che avevano nel palazzo di famiglia quel piccolo appartamento all’ultimo piano lasciato da poco da una vecchia cantante lirica. Non in ottime condizioni, è vero, ma pur sempre nel palazzo di famiglia!
Mi presentavo bene, ma alla richiesta precisa delle referenze, non sapevo che nomi fare. Mi venne in aiuto la figlia del padrone di casa, chiedendomi se conosceva don Remo, che insegnava nella sua stessa scuola e che veniva da Vicchio. Fu così che, grazie ai buoni uffici del prete, la casa sui tetti fu mia.
E con la casa tutto cominciò a cambiare…arrivò la chiamata per insegnare nei corsi per adulti delle 150 ore, un’avventura che iniziava allora.
“I metalmeccanici a scuola? Per far che? Per suonare il clavicembalo?”
”Ebbene si, per suonare il clavicembalo” si dice fosse stata la mitica risposta di Bruno Trentin a chi gli chiedeva il perché del diritto allo studio per i lavoratori.
Non avrei insegnato il clavicembalo, ma si sarei messa in gioco per far crescere la consapevolezza mia e dei miei allievi operai e anche io avrei imparato tanto da loro…anche ad aprirmi all’amore.
…e il 1 marzo festeggio i quarantanni!
“…ma MI sarei messa in gioco…” (terz’ultima riga)
grazie, attento lettore!
Di nulla!!! Riguardo volentieri i miei testi e quelli altrui per ricercare eventuali errori miei ed altrui!!!
Mi piace!!!
Elettra penso che sei una persona meravigliosa, ti seguirò con rispetto e grande interesse .
Piaci anche a me
La primavera del 1974 è stata quella della mia Cresima il 23 Maggio 1974!!!
Ehhhhhhh…… e le chiacchiere con le amiche? E lo scaldabagno di rame? E la dispensina? E il pot pourri dei frati che da allora profuma anche la mia casa? Rita